Gender gap salariale e pensionistico: persiste lo svantaggio delle donne
Il Rendiconto di genere 2024, redatto dal Consiglio di Indirizzo e Vigilanza Inps, fornisce un quadro sulla condizione delle donne in Italia.
Il documento indaga diverse aree di interesse, tra cui: composizione demografica, istruzione, mercato del lavoro, aspetti legati alla famiglia (numeri posti nido, congedi per genere, etc.), violenza di genere, prestazioni pensionistiche e previdenziali.
I dati raccolti nel documento si riferiscono al 2023 e mostrano il persistente svantaggio delle donne in diversi ambiti tra cui quello lavorativo e pensionistico.
Disparità di genere nel mercato del lavoro
Occupazione e disoccupazione
Dall’analisi emerge un evidente gap di genere all’interno del mercato del lavoro.
Si registra, infatti, una differenza marcata tra il tasso di occupazione femminile, pari al 52,5%, e quello maschile, pari al 70,4%. Per quanto riguarda il tasso di disoccupazione, quello femminile si attesta all’8,8%, mentre quello maschile è del 6,8%.
Le disparità emergono anche nel tasso di mancata partecipazione al lavoro (calcolato come il rapporto tra la somma di disoccupati e inattivi e la somma di forze lavoro e inattivi), che è del 18% tra le donne e del 13,5% tra gli uomini.
Con riferimento ai NEET (Not in Education, Employment or Training), cioè i giovani con un’età compresa tra 15 e 29 anni che non studiano, non lavorano e non seguono un percorso formativo, si contano in questo gruppo il 14,4% di donne e il 17,8% uomini, con risultati molto marcati in Sicilia (30,4% donne e 25,6% uomini) e in Campania (28,5% donne e 25,4% uomini).
Tipologia di contratti
L’andamento delle assunzioni del 2023 conferma ancora una volta lo svantaggio del genere femminile.
I contratti a tempo determinato sono stipulati principalmente con uomini (56,2%) e in misura inferiore (43,8%) con donne. Il divario si fa ancora più evidente se si considerano i contratti a tempo indeterminato, che coinvolgono il 36,9% delle donne e il 63,1% degli uomini.
Il gap di genere si riscontra soprattutto nel settore privato, dove i contratti a tempo indeterminato sono stipulati con uomini nel 59,9% dei casi e con donne nel 40,1% delle volte.
Nel pubblico impiego, invece, il numero di donne impiegate è superiore rispetto agli uomini. La prevalenza di donne si registra soprattutto nel comparto scuola (79,2%) e in quello sanità (69,4%), mentre nelle forze armate, corpi di polizia e vigili del fuoco le donne sono appena il 9,2%.
La situazione si fa ancora più critica se si considerano le posizioni apicali all’interno delle aziende italiane, che rimangono principalmente riservate agli uomini. Solo il 21,1% delle donne ha contratti da dirigente contro il 78,9% degli uomini e solo il 32,4% delle donne ricopre una posizione di quadro contro il 67,6% degli uomini che svolgono lo stesso lavoro.
Disparità salariali
Le disuguaglianze di genere non riguardano solo il numero di lavoratori, ma anche gli importi degli stipendi.
In tutti i settori del privato gli uomini percepiscono redditi maggiori delle colleghe donne. La differenza è netta soprattutto nei settori inerenti le attività assicurative, finanziarie, scientifiche e immobiliari, in cui le donne ricevono redditi inferiori ai colleghi uomini anche fino ad oltre il 30%.
Le differenze salariali legate al genere sono meno accentuate nel settore pubblico rispetto al privato. Fanno eccezione le professioni legate al Servizio Sanitario e all’Università e ricerca, in cui le donne arrivano a percepire anche fino al 20% in meno degli uomini.
Altro dato che fa riflettere è relativo al numero di contratti part time delle lavoratrici, sia nel pubblico che nel privato, che superano i 3,8 milioni, contro i 2,1 milioni di contratti a tempo parziale stipulati con uomini.
Un altro fenomeno che rimarca la condizione sfavorevole delle donne riguarda la percentuale di persone sovraistruite rispetto al lavoro che svolgono, che è superiore tra le donne (29,4%) rispetto agli uomini (25,4%).
Gap di genere nelle Prestazioni pensionistiche
Pensionati Inps 2023
pensionati IVS | assegni sociali | pensioni invalidità, indennità accompagnamento |
|
donne |
6.895.960 (51,6%) | 524.381 (62,1%) | 1.677.754 (59%) |
uomini |
6.470.729 (48,4%) | 319.949 (37,9%) | 1.167.851 (41%) |
totale |
13.366.689 | 844.330 | 2.845.605 |
Fonte: Rielaborazione su dati Inps
Nonostante gli assegni pensionistici vengano erogati in misura maggiore alle donne, gli importi medi mensili delle pensioni delle donne sono inferiori a quelli degli uomini.
L’importo medio mensile, che nel totale è pari a 1.783 euro, è per gli uomini di circa di 2.154 euro, mentre per le donne si attesta intorno ai 1.412 euro.
Relativamente alle anticipazioni pensionistiche “Opzione Donna”, dopo il picco negli anni 2021 e 2022, c’è stata una forte diminuzione nel 2023 e nel 2024 a causa dei requisiti che si sono fatti più stringenti. In particolare, ci sono state 21.300 uscite dal mercato del lavoro con Opzione donna nel 2021, 26.427 nel 2022, 12.763 nel 2023 e 4.784 nel 2024.
Le anticipazioni pensionistiche con “Quota 100-102 e 103”, invece, sono generalmente meno utilizzate dalle donne perché hanno più difficoltà a raggiungere gli anni contributivi richiesti per accedere a questo tipo di pensionamento anticipato.
Il Rendiconto di Genere 2024 Inps è un documento di analisi, che può risultare utile per incoraggiare una riflessione pubblica sugli strumenti da adottare per ridurre le disuguaglianze di genere e raggiungere una società più equa e paritaria.
Per approfondire, scarica Il Rendiconto di Genere 2024 Inps