Approfondimenti

Intelligenza artificiale: diffusione nel sistema produttivo e tra gli enti di welfare

23 Aprile 2025

L’intelligenza artificiale (IA) è ormai una realtà e sta profondamente influenzando gli sviluppi delle economie globali, dei modelli di business e delle strategie aziendali.


Impiego dell’IA nel sistema produttivo

Il recente studio Censis/Confcooperative Economia Artificiale. Esposizione del mondo del lavoro e delle imprese alla diffusione dell’IA ha evidenziato il ritardo dell’Italia, rispetto ad altre economie dell’Unione Europea, nell’utilizzo dell’IA all’interno del sistema produttivo.

Nel 2021, le imprese italiane che impiegavano l’IA erano il 6,2%, con valori inferiori rispetto a Francia, Spagna e Germania e alla media rilevata nell’Unione europea (7,6%). A distanza di due anni, nel 2023, il dato era sceso, l’impiego di IA tra le aziende italiane era infatti del 5%, al di sotto della media europea dell’8% e inferiore alle percentuali rilevate nei tre Paesi europei presi in considerazione. 

Nel 2024, le aziende italiane che utilizzano l’IA sono state l’8,2%, dato al di sotto della media europea (13%) e delle percentuali registrate in Germania, Spagna e Francia.

 

Imprese che usano l’IA per numero di addetti

n.addetti da 10 a 49 da 50 a 249 oltre 250 totale
Italia 6,9% 14,7% 32,5% 8,2%
Spagna 8,6% 20,5% 44% 11,3%
Germania 16,9% 28,2% 48,2% 19,7%
Francia 8,5% 14,5% 32,7% 9,9%
Unione europea 11,2% 30% 41,2% 13,5%

Fonte: Rielaborazione su dati Censis

 

Le imprese più grandi, con oltre 250 dipendenti, sono quelle che impiegano in misura maggiore queste nuove tecnologie. In Italia si tratta del 32,5%, percentuale ancora una volta al di sotto di quella europea del 41,2%.

I settori che più utilizzano l’IA sono quelli dell’ informazione e comunicazione 34,6% (EU 48,7%) e delle attività professionali e scientifiche 19,6% (UE 30,5%).

I settori meno innovativi sono invece quelli delle attività amministrative 7,7% (media UE 14,3%), delle costruzioni 5,3% (media UE 6,1%) e della ristorazione 2,7% (media UE 6,1%).

Il 19,5% delle imprese prevede di fare investimenti in IA nel biennio 2025-2926. L’intenzione di voler investire in queste nuove tecnologie raggiunge il 60% (era il 27,7% nel triennio 2021-2024) tra le imprese più grandi con oltre 250 dipendenti.

 

L’impiego dell’IA nel lavoro di oggi e di domani

L’Ia viene utilizzata dai lavoratori principalmente per la scrittura di:

  • e-mail 23,3%
  • messaggi il 24,6% 
  • rapporti 25%
  • curriculum 18,5%

Nel rapporto Censis si legge (dati McKinsey) che nel 2030 circa il 27% delle ore lavorate sarà automatizzato. I settori che maggiormente utilizzeranno l’automazione saranno quello dei servizi di ristorazione (37%) e quello dell’attività di supporto d’ufficio (36,6%). I settori caratterizzati da elevata intensità di capitale umano, invece, saranno quelli che registreranno i dati minori (sotto il 20%) e si tratta, nello specifico, del comparto sanitario e del management aziendale.

Nel report si fa riferimento anche ai dati Banca d’Italia, che evidenziano come circa 4,7 milioni di lavoratori siano altamente a rischio di essere sostituiti dall’Intelligenza artificiale e circa 4 milioni di lavoratori siano fortemente esposti alla compenetrazione dell’IA. Tradotto in percentuali, circa il 22% della forza lavoro potrebbe essere sostituita dall’IA, mentre il 18% potrebbe essere esposta alla complementarietà dell’IA.

L’IA potrà subentrare con funzioni complementari tra quei mestieri, come lo psicologo, l’avvocato o il dirigente di impresa, che presuppongono l’insostituibilità dell’operato umano. Il rischio di sostituzione, invece, sembrerebbe più alto tra i mestieri intellettuali come il contabile o il tecnico statistico.

 

Enti di welfare e IA

Gli enti di welfare come fondi pensione, fondi sanitari e casse di previdenza si stanno timidamente approcciando all’utilizzo dell’intelligenza artificiale.

Un recente sondaggio Mefop sull’ adozione e la conoscenza da parte degli enti del welfare dell’Intelligenza artificiale ha evidenziato un uso ancora limitato e prudente.

Dal questionario, al quale hanno risposto 84 enti (46 fondi pensione, 31 fondi sanitari e 7 casse di previdenza), è emerso che la metà di questi enti non adotta ancora strumenti di Intelligenza Artificiale.

L’altra metà dei rispondenti è divisa tra coloro che hanno già avviato un’integrazione e chi, invece, intende farlo in futuro.  

In base alle risposte date, gli obiettivi individuati che spingono gli enti di welfare adottare l’IA sono:

il miglioramento dell’interfaccia e dei servizi offerti agli iscritti 76,19%

  • l’analisi dei dati (38,10%)
  • l’elaborazione documentale (35,71%)
  • la prevenzione degli errori (26,19%)
  • la gestione finanziaria (19,05%).

Per approfondire, leggi l’articolo Welfare Privato e Intelligenza Artificiale: potenzialità vs prudenza sul sito Mefop

 

 

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