Approfondimenti

Dinamiche demografiche e assistenza sanitaria: la situazione descritta nel 20° Rapporto Crea Sanità

26 Febbraio 2025

Il 20° Rapporto CREA Sanità del 2024 “Manutenzione o Trasformazione: l’intervento pubblico in Sanità al bivio” fornisce un quadro della situazione relativa all’assistenza sanitaria nazionale, approfondendo aspetti legati a: dinamiche demografiche, finanziamento, digitalizzazione, personale, reti oncologiche, prevenzione, assistenza ospedaliera e residenziale, specialistica ambulatoriale, servizi domiciliari, screening, salute mentale.

Contesto demografico: meno nascite e vita più lunga

Nell’ultima edizione del Rapporto viene analizzata la situazione demografica che caratterizza il Paese. Esaminare e comprendere gli aspetti legati alla popolazione è fondamentale per capire il contesto in cui ci troviamo e per avviare le opportune riflessioni.

I fenomeni che stanno trasformando la composizione della popolazione italiana e stanno facendo emergere nuovi bisogni riguardano: il calo delle nascite e l’allungamento della vita.


Denatalità 

In Italia, così come in altri Paesi europei, si assiste da anni ad una costante diminuzione del numero delle nascite. 

Il tasso di natalità italiano è tra i più bassi d’Europa (la media EU-27 è di 8,2 nati per 1000 abitanti, con un calo di 1,5 punti percentuali nell’ultimo decennio). Nel 2023 era di 6,4 nati per 1000 abitanti, con un calo di 2,1 punti percentuali rispetto ai 10 anni precedenti. Il tasso più alto (8,8 nati per 1000 abitanti) si registrava nella Provincia Autonoma di Trento, il più basso in Sardegna (4,6 nati per 1000 abitanti).


Allungamento della vita

Altro fenomeno che caratterizza la contemporaneità è lo spostamento in avanti della mortalità. Per capire l’entità del fenomeno si può far riferimento al numero di over 65, che negli ultimi 10 anni sono aumentati di oltre il 10% e che hanno superato i 14 milioni di persone.

L’Italia è un paese che sta invecchiando, conta infatti la quota di over 75 più alta d’Europa. La regione con il più alto numero di ultra 75enni è la Liguria (16%), mentre il territorio “più giovane” è la Campania con il 9,5% di over 75.  

Oltre a vivere più anni, però, aumenta anche l’aspettativa di vita alla nascita in buona salute. Nel 2022 in Europa ci si poteva attendere di vivere in buona salute 66,2 anni, il +1,6% rispetto al 2012. In Italia, in cui si registra il dato più alto d’Europa, l’ aspettativa di vita in buona salute era di 67,4 anni, con un aumento di 5,8 anni in più rispetto a 10 anni fa.


Invecchiamento della popolazione e disabilità

Calo della natalità è allungamento della vita stanno portando al progressivo invecchiamento della popolazione. Se da un lato aumentano le persone anziane, dall’altro diminuiscono i giovani: nel 2023 le persone tra i 15 e i 64 anni era pari a 37,5 milioni, in diminuzione del -4,5% rispetto ai dieci anni precedenti, e gli under 15 erano circa 7,3 milioni, il -14% rispetto al decennio passato.

Questo fenomeno porta con sé conseguenze dal punto di vista sanitario: una popolazione più anziana avrà, verosimilmente, un aumentato bisogno di cure.

Una nota positiva riguarda il tasso di disabilità. Infatti, anche se l’Italia è tra i paesi europei con il maggior numero di popolazione anziana, è quello che conta il tasso più basso di disabilità, pari al 5,1%, con una riduzione di 4,4 punti percentuali rispetto al 2013.  

Anche in questo caso si riscontrano differenze regionali: il tasso di disabilità è più basso al nord (4,5%), con la Provincia Autonoma di Trento che registra il tasso più basso in assoluto (3,7%), mentre è più alto al sud (5,5%), con la Sardegna che conta la percentuale più alta (7,2%).

 

La spesa sanitaria italiana tra pubblico e privato

L’Italia ha sperimentato un aumento di aspettativa di vita alla nascita tra le più alte d'Europa, ma a fronte di una crescita della spesa sanitaria contenuta.

La spesa per l’assistenza sanitaria, per il supporto alle persone in condizioni di fragilità è stata nel 2023 di 200 miliardi di euro, pari a 3.395 euro per residente. Di questa cifra, l’85,6% serviva per sostenere la spesa sanitaria e il 14,4% per le prestazioni LTC. Il 64,3% di questa spesa proveniva dal pubblico, il 21,3% era invece a carico delle famiglie.

La spesa sanitaria italiana sia pubblica che privata ha superato nel 2023 i 171 miliardi di euro, circa 2.900 euro pro-capite. Il valore più alto si è registrato in Trentino (circa 3.600 euro pro-capite) e in Valle d’Aosta (circa 3.500 euro pro-capite), il più basso si è verificato in Campania e in Calabria (2.600 euro pro-capite).

Le regioni in cui è cresciuta maggiormente la spesa pro-capite sono state la Calabria +6,9% e l’Abruzzo +3%.

Per quanto riguarda la provenienza della spesa sanitaria, la maggior parte, pari al 75,1%, è stata sostenuta dal pubblico (73,6% al Nord, 73,2% al Centro e 78,8% al Sud), il 24,9% dai privati.

In particolare:

  • la spesa sanitaria pubblica è stata pari a 128,9 miliardi, il -0,4% rispetto al 2022. La spesa più alta si è registrata nella Provincia Autonoma di Bolzano e in Valle d'Aosta, la più bassa in Campania e Lazio

  • la spesa sanitaria privata, costituita per l’89,5% da consumi delle famiglie out of pocket e per il 10,5% da polizze sanitarie (individuali nel 23,4% dei casi e collettive nel 76,6%), è stata di 42,6 miliardi di euro, in aumento del +2% rispetto al 2022.

La maggiore spesa pro-capite privata si è registrata in Trentino e nel Lazio, la minore in Calabria.

Anche a causa delle lunghe liste di attesa e delle carenze dell’offerta del pubblico, negli ultimi anni si è registrata una crescita della spesa sanitaria privata.


Riduzione delle spese sanitarie per motivi economici e rinuncia alle cure

Nel 2022, 19,3 milioni di famiglie, il 73,5% del totale, ha sostenuto spese per consumi sanitari. La quota maggiore si è registrata in Basilicata, Puglia e Sicilia. 

Sempre nel 2022 sono state 3,4 milioni le famiglie che per motivi economici hanno dovuto ridurre le spese sanitarie per motivi economici e oltre 1,17 milioni ha proprio rinunciato alle cure. 

La rinuncia alle cure è un fenomeno che coinvolge il 4,5% delle famiglie, ossia 2,4 milioni di cittadini, e riguarda soprattutto il Mezzogiorno (5,9% delle famiglie). Al Nord (4,3%), al Centro (3,9%) e al Nord-Est (3,3%) il fenomeno è meno accentuato, ma pur sempre presente.

Rinunciano a curarsi soprattutto le famiglie che hanno meno disponibilità economica, che hanno tre o più figli, che sono formate da una sola persona sotto i 65 anni oppure che sono costituite da famiglie di stranieri. 

Una differenza di spesa evidente si registra tra le famiglie più facoltose e quelle meno abbienti: le prime spendono per i servizi legati alla sanità il triplo rispetto alle seconde.

Profilo di consumo sanitario in base alle voci di spesa:

  • 38,5% - farmaci 

  •  22,3% - cure odontoiatriche 

  • 20,5% prestazioni specialistiche, di cui: prevenzione 14,1%, cura o riabilitazione 6,2%

  • 6,7% articoli sanitari 

  • 7,9% protesi 

  • 3,7% servizi LTC 

  • 1,5% attività di ricovero ospedaliero 

Un dato che fa riflettere è relativo alla spesa per farmaci e per visite specialistiche, che supera il 60% della spesa sanitaria degli anziani.

Le regioni del Sud sono quelle che spendono di più per i farmaci e per articoli sanitari, il centro ha la quota maggiore di chi spende in prestazioni specialistiche e LTC, nel Nord-Est risiede invece la quota maggiore di famiglie che spendono per cure odontoiatriche.

Nel 2022 il 5,9% delle famiglie ha sperimentato un disagio economico legato alle spese sanitarie. Le regioni in cui questo disagio è stato maggiore sono state la Campania, la Calabria e Puglia ed ha colpito in prevalenza le famiglie di stranieri, quelle monocomponenti con meno di 65 anni e quelle con 3 o più figli.

 

Una riflessione conclusiva

Alla luce di questi dati, che sono solo una parte dei quelli presenti nel 20° Rapporto di CREA sanità, è possibile affermare che con un sistema sanitario che dovrà sostenere costi crescenti per far fronte alla inevitabile crescita della domanda di servizi socio sanitari, la sanità integrativa, se organizzata in maniera efficiente, potrà rappresentare un valido strumento per affrontare le sfide che le dinamiche demografiche porranno al Paese nel prossimo futuro.

 

Per approfondire, leggi il 20° Rapporto CREA Sanità

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