Relazione sui servizi pubblici 2024 | Salute e benessere: quali servizi offerti?
All’interno della Relazione sui servizi pubblici 2024 del CNEL è presente un approfondimento sui servizi per la salute e il benessere nel nostro Paese.
Per spiegare la situazione attuale in cui ci troviamo, il Rapporto considera preliminarmente le dinamiche demografiche in atto.
Dinamiche demografiche e invecchiamento della popolazione
Nel nostro Paese sono rinvenibili due principali fenomeni demografici, che stanno ridefinendo la composizione della popolazione. Si tratta del costante calo delle nascite e dell’aumento della speranza di vita alla nascita.
Con riferimento al primo aspetto, va considerato che l’Italia è oggi il paese europeo con la più bassa fecondità (1,2 figli per donna). Il 2023 è stato l’anno in cui si è registrato il minor numero di nascite (379 mila). La popolazione, evidenzia il Report, ha ormai perso la sua capacità di rinnovarsi: il 1° gennaio 2024 la popolazione italiana contava 58 milioni e 990 mila residenti. Le previsioni future prevedono un’ulteriore diminuzione della popolazione italiana, che, si stima, arriverà a 56,1 milioni nel 2042 e a 54,4 milioni nel 2050.
L’altro fenomeno riguarda l’aumento della speranza di vita alla nascita, che nel 2023 ha raggiunto gli 83,1 anni (85,2 anni per le donne e di 81 anni per gli uomini), in aumento di 6 mesi rispetto al 2022.
Queste due tendenze demografiche sono responsabili del graduale invecchiamento della popolazione. L’Italia, oltre a quello per il minor numero di nascite, detiene anche il primato di paese, tra quelli europei, con il maggior numero di anziani (seguono Portogallo, Grecia e Germania).
Il processo di invecchiamento in futuro non si fermerà: si stima che nel 2042 gli over 65 saranno 18,7 milioni, rispetto ai 14 milioni del 2023, la popolazione con un’età compresa tra i 15 e i 65 anni scenderà dai 37,5 milioni di adesso a quota 31,3 milioni, gli ultraottantenni supereranno i 6 milioni (+33,7% rispetto al 2022) e gli ultranovantenni raggiungeranno i 2,3 milioni (+56,8% rispetto al 2022).
Anche la configurazione delle famiglie è destinata a cambiare: aumenterà il numero di famiglie, ma saranno sempre più piccole.
Aspettativa di vita e salute
Le condizioni di salute incidono sulla qualità della vita e sul benessere delle persone. Vivere più a lungo, però, non sempre significa vivere in buona salute. L’aspettativa di vita per un uomo di 65 anni è di altri 18,9 anni di cui 10,2 senza limitazioni nelle attività, mentre per una donne di 65 anni l'aspettativa di vita è di altri 21,9 anni, di cui 10 senza limitazioni.
In generale, si assiste ad una crescita del numero di anziani in buona salute, che sale dal 9,4% del 2009 al 37,8% del 2023 con parallela riduzione della multi-cronicità. Spesso, però, gli anziani soffrono di una o più malattie gravi e questo si ripercuote anche sull’aspetto economico, perché le cure e l’assistenza hanno costi elevati.
Inoltre, spesso ad uno stato di salute fragile si accompagna la solitudine, infatti, circa il 28,4% delle persone con disabilità vive solo.
Spesa sanitaria e personale sanitario
Anche se la spesa pubblica è la principale fonte di finanziamento della spesa sanitaria in Italia, la spesa privata raggiunge cifre consistenti. Nel 2022 era pari a 40,2 miliardi, di cui 36 miliardi (89,6%) out of pocket (di tasca propria) e 4,2 miliardi (10,4%) intermediata da polizze collettive o individuali.
Per avere un quadro completo, a queste voci di spesa, vanno poi aggiunte quelle per non l'autosufficienza e la disabilità erogate dall’INPS tramite pensioni o indennità di accompagnamento (21,7 miliardi nel 2022), quelle erogate dai comuni per i non autosufficienti e gli oneri per i permessi retribuiti dalla legge 104/1992, per un totale complessivo di 26 miliardi.
A testimonianza della progressiva tendenza della domanda assistenziale verso il privato, va sottolineato un aumento dei ricavi dell’intramoenia nel 2022.
Per quanto riguarda il personale impiegato nella sanità, si evidenzia una carenza di medici di medicina generale, soprattutto al Nord. In particolare, negli ultimi anni il numero di assistiti per medico è aumentato passando da 1.156 nel 2012 a 1.301 nel 2022, mentre la percentuale di medici che hanno raggiunto il limite massimo dei 1.500 assistiti è salito dal 27,3% al 47,7%.
Anche il numero di infermieri è basso, si contano circa 621 infermieri ogni 100mila abitanti nel 2021, media al di sotto di quella registrata in altri paesi come la Germania (1203), la Francia (858) e la Spagna (633).
Rinuncia alle cure
Sempre più frequentemente le persone rinunciano alle cure.
Nel 2023 oltre 4,5 milioni di persone, pari al 7,6% della popolazione, hanno rinunciato a visite mediche. L’anno precedente aveva rinunciato il 7% e nel 2019 il 6,3%. Fanno a meno delle cure l’11,1% delle persone tra i 55 e i 59 anni e il 9,8% dei settantacinquenni, mentre la rinuncia è minima tra i bambini (1,3%).
Maggiori rinunce si registrano tra le donne (9%) rispetto agli uomini (6,2%). Dal punto di vista territoriale, i dati peggiori si registrano in Sardegna (13,7%), Lazio (10,5%) e Marche (9,7%), mentre dati più incoraggianti in Friuli Venezia Giulia, nella Provincia autonoma di Bolzano, nella Provincia autonomo di Trento e in Emilia-Romagna con percentuali sotto al 6%.
I principali motivi che portano ad astenersi dalle cure sono legati ad aspetti economici e alle lunghe liste di attesa.
Le disuguaglianze socio-economiche espongono ad una maggiore vulnerabilità sanitaria. I più poveri, spesso, sono anche i più esposti a malattie. I più svantaggiati sono coloro che versano in uno stato di povertà assoluta, condizione che ha coinvolto 5,7 milioni di famiglie nel 2023. Le più colpite dalla povertà sono le famiglie numerose, con minori o composte da stranieri.
Obiettivo 3 Salute e benessere dell’agenda ONU 2030: a che punto siamo?
Per quanto riguarda l’Obiettivo 3 dell’Agenda ONU 2030, in Italia ci si è concentrati sui target 3.4 prevenzione e cura delle malattie croniche, 3.5 consumo di alcol e tabacco, 3.6 morti per incidenti stradali, 3.8 copertura sanitaria e accesso ai servizi, 3.9 morti per inquinamento.
I target 3.1 mortalità materna, 3.2 mortalità sotto i 5 anni e mortalità neonatale, 3.3 epidemie, 3.7 accesso alla pianificazione familiare e fecondità per le adolescenti non sono stati considerati perché non sono problemi rilevanti per l’Italia.
Con riferimento ai target individuati ci sono stati miglioramenti per quanto riguarda la riduzione consumo di alcol e fumo, la diminuzione della mortalità per malattie come tumori, diabete, malattie respiratorie croniche, mentre è rimasta stabile la quota di persone in eccesso di peso.
I miglioramenti, però, non sono stati comunque considerati adeguati al raggiungimento dei target per il 2030 a causa delle scarsità delle risorse messe a disposizione del sistema sanitario, dalla debolezza della medicina di comunità e dagli sprechi di risorse.