Rime di welfare a cura di Giuseppe Rocco
L'uomo e la donna, Victor Hugo
L'uomo è la più elevata delle creature.
La donna è il più sublime degli ideali.
Dio fece per l'uomo un trono, per la donna un altare.
Il trono esalta, l'altare santifica.
Qual è il “polso” del gender gap in ambito previdenziale nel nostro Paese? Utile ritratto viene fornito da una recente Audizione parlamentare dell’Istat.
Nel 2015, il 43,7% delle donne è beneficiario di trasferimenti sociali (pensioni, indennità di disoccupazione, indennità per l'istruzione, indennità per famiglie e i figli) rispetto al 51,8% dei maschi. Una quota maggioritaria dei trasferimenti è costituito dalle pensioni che riflettono nella loro composizione i bassi tassi di partecipazione al mercato del lavoro soprattutto per le coorti di donne più anziane, i più bassi livelli retributivi e le carriere caratterizzate da più alti livelli di precarietà.
Nel 2016 le donne rappresentano la maggioranza dei pensionati (52,7% pari a 8,5 milioni) ma percepiscono in media un importo mensile notevolmente inferiore a quello degli uomini: 1.137 contro 1.592 euro. Va ricordato come il nostro ordinamento previdenziale ha nel corso del tempo dedicato una attenzione “rosa” come nel caso dell’opzione donna o, in virtù della Legge di Bilancio 2018, ampliato la platea dell’Ape sociale considerando per le lavoratrici madri la riduzione di un anno per ogni figlio entro massimo di due anni del requisito contributivo per chiedere l'ape sociale.