Rime di welfare a cura di Giuseppe Rocco
Jaufré Rudel, Giosuè Carducci
Contessa, che è mai la vita?
È l’ombra d’un sogno fuggente,
La favola breve è finita,
Il vero immortale è l’amor.
Uno dei “desiderata” principali nella storia è stato l’elisir di lunga vita. Le tendenze demografiche generali, e quelle italiane in particolare, sono ormai proiettate ad un progressivo innalzamento della speranza di vita. Attingendo alle recenti stime dell’Istat (cfr. Il Futuro demografico del Paese, maggio 2018) entro il 2065 la vita media crescerebbe di oltre cinque anni per entrambi i generi, giungendo a 86,1 anni e 90,2 anni, rispettivamente per uomini e donne (80,6 e 85 anni nel 2016).
Quali sono gli effetti dell’invecchiamento della popolazione sul nostro sistema di welfare?
Attingendo alle previsioni del Rapporto del 2015 sull’invecchiamento della popolazione pubblicato dalla Commissione Ue, la spesa pubblica per pensioni, assistenza sanitaria e cure a lungo termine in Europa aumenterebbe dal 21 per cento del PIL nel 2013 al 23 per cento nel 2060.
Andando alla specificità del nostro Paese va ricordato come il nostro sistema previdenziale è strutturato finanziariamente sul meccanismo della ripartizione, in cui cioè i contributi versati dai lavoratori in attività “pagano” le pensioni dei quiescenti.
Il processo di progressiva senilizzazione della popolazione va allora considerato nel monitoraggio dell’andamento della spesa previdenziale.