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Crisi dei rendimenti 2022: il Tfr nel fondo pensione conviene ancora?

05 Aprile 2023

L’anno trascorso è stato segnato da una serie di fenomeni, tra cui il rialzo del prezzo delle materie prime, una marcata inflazione e una forte instabilità dei mercati, che hanno causato rendimenti negativi per i fondi pensione

Alla luce di quanto verificatosi nell’ultimo anno viene da chiedersi se sia ancora vantaggioso versare il proprio Trattamento di fine rapporto -Tfr- al fondo pensione.

In questo breve articolo cercheremo di spiegare perché, per valutare la convenienza del Tfr nel fondo pensione, sia fuorviante considerare solo il breve periodo, mentre andrebbero presi in considerazione diversi aspetti temporali e fiscali.

Tfr: in azienda o nel fondo pensione?

Dal 2007 i lavoratori del settore privato possono scegliere esplicitamente, entro sei mesi dall’assunzione, se destinare il proprio Tfr maturando ad un fondo pensione oppure se lasciarlo in azienda.

Trascorsi questi sei mesi, se non è stata compiuta nessuna scelta, il Tfr verrà automaticamente versato nel Fondo pensione di categoria legato al CCNL del lavoratore (ad esempio il Fondo pensione Fonchim è il fondo dei lavoratori del CCNL Chimico). 

In questo modo il neoassunto aderirà tacitamente alla previdenza complementare.

Attenzione! Anche i lavoratori che hanno scelto di lasciare il Tfr in azienda possono decidere in qualunque momento di iniziare a versare il Tfr maturando in un fondo pensione.

 

Quanto rende il Tfr lasciato in azienda e quanto quello versato nel fondo pensione?

Il rendimento del Tfr:

  • in azienda è dato dal tasso fisso dell’1,5% più il 75% dell'inflazione annua

  • nel fondo pensione è legato ai risultati della gestione finanziaria del comparto di investimento scelto

Nel 2022 il Tfr in azienda si è rivalutato molto a causa dell’alto livello di inflazione e i rendimenti dei fondi pensione sono stati negativi (-9,8% per i fondi negoziali e -10,7% per i fondi aperti, secondo dati Covip).

In base a questi dati sembrerebbe più vantaggioso lasciare il Tfr in azienda piuttosto che versarlo in un fondo pensione. Ma non è esattamente così, perché per valutare la convenienza bisogna tener conto di diversi aspetti.

 

Vantaggi del Tfr nel fondo pensione

La prima cosa da sottolineare è che non è corretto confrontare il rendimento dei fondi pensione con la rivalutazione del Tfr perché sono due scelte con finalità diverse. Il fondo pensione è infatti uno strumento di risparmio che consente, grazie a dei versamenti periodici, di costruire una pensione integrativa che affiancherà quella pubblica.

In secondo luogo, bisogna tenere in considerazione il diverso trattamento fiscale del Tfr in fase di erogazione, che:

  • in azienda è tassato con un’aliquota minima del 23%, che aumenta in base al reddito

  • nel fondo pensione è tassato con un’aliquota del 15% che, a partire dal 16esimo anno di iscrizione alla previdenza complementare, scende di 0,3% ogni anno fino ad arrivare alla tassazione minima del 9%.

Inoltre, va considerato che l’adesione ad un fondo pensione è soprattutto una scelta di ampio respiro e che bisogna valutare i rendimenti, non di anno in anno, ma nel lungo periodo.

 

Esempio:

Consideriamo un lavoratore con una retribuzione lorda di € 30.000 che all’inizio del 2007 ha aderito a un fondo pensione negoziale versando solo il Tfr e che alla fine del 2022 va in pensione. Considerando i rendimenti medi effettivi dei fondi pensione negoziali realizzati nel periodo considerato, al netto delle imposte la sua prestazione pensionistica è pari a € 34.531. Se lo stesso lavoratore avesse deciso di mantenere il Tfr in azienda al pensionamento avrebbe avuto un’erogazione netta di € 33.656. Valori molto simili, malgrado il risultato negativo nell’ultimo anno.

Se nel fondo pensione ci fosse anche un contributo del datore di lavoro pari all’1% (inferiore alla media dei contributi minimi previsti dai contratti collettivi), la prestazione netta salirebbe a € 39.528, il 17,4% in più rispetto alla scelta di lasciare il Tfr in azienda. Tale divario diventa ancora più sensibile al crescere della retribuzione.
 
Prestazione netta fondo pensione       Prestazione netta con Tfr in azienda     
solo Tfr  34.531 €       solo Tfr  33.656 €
con contributo lavoratore + azienda    39.528 €

Esempio basato su due lavoratori con retribuzione lorda di € 30.000 che alla fine del 2022 vanno in pensione. Il primo è iscritto e versa al fondo pensione dal 2007. Il secondo ha lasciato il Tfr in azienda.


Nel percorso di pianificazione previdenziale non inoltre va dimenticato che l’iscritto, in base alla propria età, propensione al rischio e orizzonte temporale, ha facoltà di cambiare, anche più volte, il comparto di investimento.

Facciamo un esempio: un iscritto giovane, che si presume rimanga a lungo nel fondo pensione, può optare per un comparto molto dinamico; viceversa, un iscritto ormai prossimo alla pensione, per arginare le eventuali fluttuazioni negative dei mercati, può scegliere un comparto meno redditizio, ma più sicuro.

 

Ulteriori vantaggi dell’adesione ad un fondo pensione

Tra gli ulteriori vantaggi che derivano dall'adesione ad un fondo pensione ci sono: 

  • il contributo datoriale per gli iscritti ai fondi pensione negoziali, che, oltre al Tfr, possono versare un proprio contributo mensile che consente di ricevere anche un ulteriore versamento da parte del datore di lavoro

  • la deducibilità dei contributi. I versamenti del lavoratore e del datore, ma non il Tfr, sono deducibili dal reddito fino a 5.164,57 € annui (per gli iscritti alla previdenza complementare assunti dopo il 1° gennaio 2007, che prima di questa data non avevano posizioni aperte presso Inps, è prevista un’extra-deducibilità)

  • la possibilità, in alcuni casi specifici, di accedere in anticipo ad una parte di quanto accumulato nel fondo

Per approfondire vai alla Guida ai fondi pensione

 

 

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